L’addominoplastica classica prevede un’incisione sovrapubica, estesa lateralmente a livello delle pieghe inguinali, seguita dallo scollamento di un ampio lembo di cute e sottocute addominale, distaccato dalla fascia muscolare, con successivo stiramento verso il basso del lembo stesso ed asportazione della cute e del tessuto adiposo in eccesso.
Questa tecnica presenta dei rischi non trascurabili, tra i quali eccessivi sanguinamenti da parte dei vasi perforanti addominali resecati, una probabilità di necrosi della porzione distale del lembo addominale particolarmente elevata nei diabetici, nei forti fumatori e nei pazienti post-bariatrici ed una cicatrice asimmetrica, dovuta ad irregolare trazione del lembo.
Allo scopo di evitare queste complicanze, dal 2001 adotto la tecnica, detta “lipoaddominoplastica”, introdotta dal mio amico e collega brasiliano Osvaldo Saldanha, che consiste nella associazione della liposcultura (“lipoplastica”) con l’addominoplastica classica.
Posso dire che oggi utilizzo la lipoaddominoplastica nel 100% dei casi che giungono alla mia osservazione, indipendentemente dalla quantità di cute e di tessuto adiposo in eccesso, proprio perchè è la tecnica più sicura e quella che da i migliori risultati in termini qualitativi.
La lipoaddominoplastica, a differenza dell’addominoplastica, prevede, come tempo preliminare all’asportazione della cute addominale in eccesso, l’aspirazione tramite cannule e la scultura del tessuto adiposo sottocutaneo superficiale e del tessuto adiposo sottocutaneo profondo dell’intera parete addominale anteriore. Questa manovra preliminare consente di eseguire correttamente la resezione cutanea e la trasposizione del lembo addominale, rispettando, nel contempo, l’integrità dei vasi arteriosi perforanti, allo scopo di evitare le complicanze emorragiche che sono frequenti nell’addominoplastica classica.
Viene quindi asportata in blocco la cute addominale inferiore, secondo il progetto preoperatorio, senza prima trazionarla, come invece prevede l’addominoplastica classica; questo tempo consente di evitare le asimmetrie della cicatrice post-operatoria, frequenti nella addominoplastica classica e dovute a trazioni asimmetriche del lembo addominale.
Inoltre, l’asportazione della cute addominale sotto-ombelicale viene praticata rispettando lo strato fasciale superficiale addominale, detto “fascia di Scarpa”, allo scopo di evitare il rischio di danneggiare i vasi linfatici addominali, che decorrono nel suo contesto, ed azzerando in tal modo il rischio di raccolte sierose, rischio che è invece elevato nella addominoplastica classica.
Quindi, con un mini-scollamento atraumatico si tunnellizza il tessuto adiposo addominale sovra-ombelicale lungo la linea mediana e si pratica l’accostamento e la sutura dei muscoli retti dell’addome, che in genere sono diastasati (ossia separati tra di loro), dallo sterno al pube, senza alcun sanguinamento dei vasi perforanti sovra-ombelicali.
Infine si traspone il lembo di cute e sottocute addominale residuo fino all’incisione sovra pubica e si pratica la trasposizione ombelicale.
Associo abitualmente l’addominoplastica alla liposcultura dei fianchi, dell’interno delle cosce e delle regioni glutee e trocanteriche, per ottenere un’armonizzazione globale della metà inferiore del tronco e degli arti inferiori.