Anni fa iniziai a valutare il mio modo di agire nella mia professione ed il modo in cui questo modo di agire si era sviluppato. Il fattore critico che emerse all’inizio dalle mie considerazioni fu che avevo realmente bisogno di passare più tempo con i miei pazienti. Inoltre, iniziai a sviluppare una mia filosofia di vita e professionale. Non la studiai mai a tavolino. Piuttosto, essa si sviluppò spontaneamente nel corso degli anni, come una estensione dei miei principi personali:
1) Cercare di identificare i problemi, di comprenderli e di collaborare con il paziente per risolverli
2) Identificare gli obiettivi raggiungibili con le procedure e cercare, professionalmente ed onestamente, di raggiungerli.
3) Affrontare le complicanze in modo umile, realistico e costruttivo.
3) Valutare gli aspetti positivi dei risultati raggiunti.
3) Comprendere i miei limiti, essere contento di ciò che ho ottenuto e di ciò che non ho tentato di ottenere senza avere realistiche aspettative di successo.
4) Ricordare che, come chiunque altro, non sono affatto indispensabile.
I pazienti che vengono per i consulti professionali sono nervosi e spesso si sentono fuori dal loro elemento quando parlano con me. Il primo approccio è sempre il più difficile. Che fare? Questo è il modo in cui di solito mi comporto con loro:
a) Mi presento in maniera onesta, mostrando chi e cosa sono, con semplicità e con rispetto.
b) Parlo a loro delle mie esperienze ed anche della mia inesperienza in campo chirurgico.
c) Non dico mai: “Non si preoccupi!”, perché i pazienti sono sempre preoccupati ed ansiosi. Parlo a loro con onestà, perché penso che l’onestà sia lo strumento migliore per dare fiducia.
d) Non dico mai: “E’ andato sempre tutto bene!” e “Andrà tutto bene!”, perché in Medicina le parole “tutto”, “niente”, “sempre”, “mai”, “bene” e “male” non hanno senso.
e) Visito accuratamente il paziente ed esprimo chiaramente ciò che i dati oggettivi, emersi dall’esame, significano.
f) Spiego il mio progetto chirurgico al paziente e dico che si tratta solo di un progetto, che può cambiare durante l’intervento.
g) Informo il paziente ampiamente e chiaramente delle comuni complicanze e dei comuni problemi che si possono verificare. Parlo anche delle complicazioni che non sono frequenti.
h) Non propongo e non accetto di eseguire interventi che non ritengo indicati, necessari e/o fattibili.
i) Non dico mai: “I soldi non sono importanti”, perché per i pazienti, come per tutti, lo sono. Se le cose vanno male, i soldi sono uno dei motivi per i quali si litiga.